Anche Milano ha il suo "barrio" d'atmosfera piena d'energia, divertimento, buon cibo multietnico, dove è possibile passare una piacevolissima serata girovagando di locale in locale bevendo, mangiando e divertendosi come si fosse in una scoppiettante città spagnola.
Il piccolo "Barrio" in questione è quella zona compresa tra Viale Vittorio Veneto e Viale Tunisia, niente a che fare con i quartieri della movida con scintillanti veline e Porsche in terza fila: dimenticate pure i vari Giannino e Hollywood.
Questo quartiere si è sviluppato inizialmente come enclave dei primi ristoratori del corno d'Africa di cui l'Asmara ne è stato il capo scuola (ristorantino etnico che consiglio vivamente), negli anni poi, grazie forse ai bassi costi d'affitto, ha dato la possibilità a giovani lungimiranti di aprire molti localini di carattere e ristoranti popolari di ogni genere.
Tra tutte queste insegne pro-globalizzazione c'è una mosca bianca dal carattere a dir poco unico che rimane intatta da 30 anni, e si trova all'inizio di Via Lazzaro Palazzi, la trattoria Da Oscar.
Le innumerevoli stranezze e particolarità che gli hanno permesso di supererare qualsiasi crisi o moda iniziano dall'ambiente, piccolo e pieno zeppo di souvenir di Benito Mussolini e della Brigata Folgore, ma non pensate al locale serioso, razzista o estremista, in questo posto si ride, è sempre pieno di turisti, universitari e qualche nostalgico, ed è un luogo dove si prende tutto con simapatia e molta allegria.
Saranno le uscite improvvise di Oscar dalla cucina con canzoni, barzellette e battute a chiunque gli capiti a tiro -donne e uomini, italiani e stranieri- oppure i tavoli vicinissimi che ti permettono una naturale conoscenza dello sconosciuto vicino, ma qui ci si diverte davvero!
Il tutto però, a differenza del 99% dei locali "goliardici" milanesi, viene accompagnato da un'ottima cucina con porzioni pantagrueliche!
E' vero, i prezzi non sono popolari, ma la quantità e la qualità giustificano ampiamente: filetti e cotolette buonissime, primi piatti cotti alla perfezione con insoliti accompagnamenti e contorni serviti in porzioni praticamente doppie a quanto siete abituati.
Il menù è intatto da anni, forse perchè si è scelta la strategia "squadra che vince non si cambia", ma davvero, alla mia terza visita non ho ancora trovato un piatto sbagliato.
La scelta dei vini è minima e per leggere i menù appesi al muro bisogna contorcersi se non si ha la fortuna di sederne vicino, il pane è a malapena accettabile ed i bagni sono di terz'ordine, ma è la politica di Oscar senza fronzoli che comanda. Siamo praticamente in una trattoria, e grazie al cibo e all'atmosfera gli si può perdonare questo ed altro.
Chiudo consigliandovelo se cercate un locale "caciarone" e divertente, con buon cibo da trattoria senza troppe pretese culinarie.
Di certo se siete maggiormente vicini ad una certa parte politica, apprezzerete maggiormente il tutto, il mio augurio è che possa rimanere ancora per molti anni così com'è, con i suoi pregi e difetti ma fedele a se stesso.
Da ammirare.
Da Oscar
Via Lazaro Palazzi 4, 20124 Milano
Tel. 02 29 51 88 06
Sito: http://ristorantedaoscar.com/
Consideriamo spesso la musica come espressione d’arte, così come il teatro, la pittura, la letteratura e il cinema. E perché non la cucina? La sua funzione ci ha fatto dimenticare che, nelle mani di un grande cuoco, essa può arrivare ad emozionare anche più di un romanzo o di una sinfonia, dando gioia e conoscenza. Il mio blog parla di questo, di arte culinaria, per emozionarti e per emozionare…
mercoledì 16 febbraio 2011
lunedì 14 febbraio 2011
Le dritte per San Valentino!
Dopo una settimana d'assenza oggi riassumerei i miei consigli per la serata di San Valentino.
Non andate fuori a cena vi prego!
Non c'è cosa più bella, vera e romantica del farvi da soli una bella cenetta, magari a sorpresa l'uno per l'altro, o addirittura cucinare insieme a quattro mani.
Ammettiamolo, non c'è nulla di più erotico, intimo e sorprendente che stupire il proprio partner con qualche nostro manicaretto culinario, sia nel caso in cui non abbiamo mai affettato un pomodoro in vita nostra, sia se siamo degli chef provetti.
Coraggio, non avete scuse, web, biblioteche e librerie sono piene di rapide e semplicissime ricette da una decina di minuti di preparazione: basta un minimo d'impegno, un minimo di contesto, un minimo d'attenzione et voilà, il gioco è fatto!
Qualche consiglio però mi sento di darvelo anch'io: cambiate, stupite.
Se abitualmente cenate sul tavolo della cucina, inventatevi altro! Il salotto, il tappeto o il letto, ad esempio.
Se lo avete abituato/a a piatti porzionati sul lavello della cucina, mangiate dallo stesso vassoio...
Basta con il classico primo, secondo e contorno, rivoluzionate e ribaltate tutto, una serie di piatti in crescendo o un buffet con il vino giusto avrà il suo perchè questa sera.
La cena deve essere un'esperienza a 360 gradi, quindi non impegnatevi al 100% ai fornelli lasciando come sottofondo radio Dj!!! Evitate quello che le etichette discografiche impongono: Charles Aznavour, Gotam Project, Coralie Clement, Carla Bruni, classici cubani, i grandi cantanti brasiliani o un flamenco ricercato, ce n'è per tutti i gusti!
Passiamo all'illuminazione... Spegnete quei lampadari, vi prego!
Luci basse e candele studiate, pulizia di linee intorno. Non c'è niente di meno romantico del disordine. Se avete la cucina aperta sulla sala, per evitare profumi troppo invadenti di cucina fatevi un regalo: invece del solito incenso optate per una lampada con l'aroma giusto, i Faberge sono il top, ed evitate invece di intossicarvi con quegli incensi velenosi.
Se dovessi segnalare un sito contenente ricette non scontate e banali modello libri della Parodi, www.cavolettodibruxelles.it può darvi senza dubbio dritte di classe.
Non volete proprio mettervi ai fornelli?
Ok, ok, di seguito l'elenco dei locali in cui di certo mangerete bene in contesti ricercati e con tavoli ben separati, dove poter dire tranquillamente tutto ciò che il vino vi suggerisce.
Inserisco come al solito quelli che veramente consiglierei al mio migliore amico, non quelli che investono di più in pubblicità o quelli che vengono segnalati dai siti più importanti e che di conseguenza vengono segnalati a cascata da tutti gli improvvisati in materia.
Qui garantisco la serata e ci metto la faccia io, senza se e senza ma.
Etnici a Milano:
Shambala
Nu - Cube
Myconos
Bussarakham
Don Juan
Tradizionali a Milano:
Seven - Casa dei ciliegi
Casa tua
Osteria del treno
Innocenti Evasioni
13 Giugno
Fuori porta:
Le due spade - Cernusco s/N
Trattoria del castello - Cornaliano Bertario
La cantina - Trezzo s/A
Osteria del ritrovo - Carate
I 5 Campanili - Busto Arsizio
Fatemi sapere com'è andata, e se avete problemi di overbooking mandatemi una mail...
Buona serata
A.L.
Non andate fuori a cena vi prego!
Non c'è cosa più bella, vera e romantica del farvi da soli una bella cenetta, magari a sorpresa l'uno per l'altro, o addirittura cucinare insieme a quattro mani.
Ammettiamolo, non c'è nulla di più erotico, intimo e sorprendente che stupire il proprio partner con qualche nostro manicaretto culinario, sia nel caso in cui non abbiamo mai affettato un pomodoro in vita nostra, sia se siamo degli chef provetti.
Coraggio, non avete scuse, web, biblioteche e librerie sono piene di rapide e semplicissime ricette da una decina di minuti di preparazione: basta un minimo d'impegno, un minimo di contesto, un minimo d'attenzione et voilà, il gioco è fatto!
Qualche consiglio però mi sento di darvelo anch'io: cambiate, stupite.
Se abitualmente cenate sul tavolo della cucina, inventatevi altro! Il salotto, il tappeto o il letto, ad esempio.
Se lo avete abituato/a a piatti porzionati sul lavello della cucina, mangiate dallo stesso vassoio...
Basta con il classico primo, secondo e contorno, rivoluzionate e ribaltate tutto, una serie di piatti in crescendo o un buffet con il vino giusto avrà il suo perchè questa sera.
La cena deve essere un'esperienza a 360 gradi, quindi non impegnatevi al 100% ai fornelli lasciando come sottofondo radio Dj!!! Evitate quello che le etichette discografiche impongono: Charles Aznavour, Gotam Project, Coralie Clement, Carla Bruni, classici cubani, i grandi cantanti brasiliani o un flamenco ricercato, ce n'è per tutti i gusti!
Passiamo all'illuminazione... Spegnete quei lampadari, vi prego!
Luci basse e candele studiate, pulizia di linee intorno. Non c'è niente di meno romantico del disordine. Se avete la cucina aperta sulla sala, per evitare profumi troppo invadenti di cucina fatevi un regalo: invece del solito incenso optate per una lampada con l'aroma giusto, i Faberge sono il top, ed evitate invece di intossicarvi con quegli incensi velenosi.
Se dovessi segnalare un sito contenente ricette non scontate e banali modello libri della Parodi, www.cavolettodibruxelles.it può darvi senza dubbio dritte di classe.
Non volete proprio mettervi ai fornelli?
Ok, ok, di seguito l'elenco dei locali in cui di certo mangerete bene in contesti ricercati e con tavoli ben separati, dove poter dire tranquillamente tutto ciò che il vino vi suggerisce.
Inserisco come al solito quelli che veramente consiglierei al mio migliore amico, non quelli che investono di più in pubblicità o quelli che vengono segnalati dai siti più importanti e che di conseguenza vengono segnalati a cascata da tutti gli improvvisati in materia.
Qui garantisco la serata e ci metto la faccia io, senza se e senza ma.
Etnici a Milano:
Shambala
Nu - Cube
Myconos
Bussarakham
Don Juan
Tradizionali a Milano:
Seven - Casa dei ciliegi
Casa tua
Osteria del treno
Innocenti Evasioni
13 Giugno
Fuori porta:
Le due spade - Cernusco s/N
Trattoria del castello - Cornaliano Bertario
La cantina - Trezzo s/A
Osteria del ritrovo - Carate
I 5 Campanili - Busto Arsizio
Fatemi sapere com'è andata, e se avete problemi di overbooking mandatemi una mail...
Buona serata
A.L.
giovedì 10 febbraio 2011
Recensione: Ristorante Giardino, Lecco
Carissimi, oggi devo assolutamente segnalarvi questo ristorantino a Lecco che mi ha colto davvero di sorpresa.
Il Giardino è un locale esteticamente e perfettamente anonimo: io per primo, se non fosse stato per una segnalazione di una delle mie fedeli spie gastronautiche, non ci sarei mai entrato.
All'interno il locale sembra a tutti gli effetti una normalissima trattoria di provincia, situazione che mi ha imbarazzato fino all'arrivo dell'appetizer, che destabilizza per la sua bontà e la sua stranezza.
Stranezza perchè spiccatamente brasiliano, e difatti ben presto faccio la conoscenza della moglie del titolare che mi conferma la sua origine sudamericana, con cui assaggio la miglior Tapioca che io abbia mai provato servita con un particolare intingolo, buonissimo ed equilibratissimo.
Il mio palato ancora destabilizzato, viene ulteriormente messo in imbarazzo dalla bontà degli antipasti misti che seguono.
Mondeghili perfetti! Buoni, croccanti e morbidi, neanche fossimo in un'antica trattoria milanese, affettato palesemente casereccio, pancette e coppe da premio (infatti a fine serata mi sarà confermata l'origine a km zero del bestiame lecchese) insalata russa e qualcos'altro di discreto chiudono il tutto.
Il primo sarà davvero un piatto da ricordare, anzi, lo considero già uno dei miei piatti del cuore: gnocchi di zucca!
Nossignori, non dolci e nemmeno stomachevoli! Perfetti, cremosi al punto giusto, gustosi e serviti in quantità perfetta! Veramente strabilianti per il luogo in cui siamo e per il contesto... Lo chef in questo bugigattolo è veramente sprecato.
A seguire, assaggio un gustosissimo stinco con buoni contorni, prosegui con dei dolci che si difendono bene e, sul finale, mi chiedo da dove arrivino gli ottimi frutti di bosco serviti dopo il dessert.
Carinerie ed attenzioni fanno da contorno, il tutto per 35 euro a testa.
Arrivato a questo punto credo che non debba dire nient'altro per farvi fare una gita a Lecco nel week end.
Semplicemente spiazzante.
Giardino
Corso Emanuele Filiberto 13, Lecc
Tel. 0341 42 20 28
Il Giardino è un locale esteticamente e perfettamente anonimo: io per primo, se non fosse stato per una segnalazione di una delle mie fedeli spie gastronautiche, non ci sarei mai entrato.
All'interno il locale sembra a tutti gli effetti una normalissima trattoria di provincia, situazione che mi ha imbarazzato fino all'arrivo dell'appetizer, che destabilizza per la sua bontà e la sua stranezza.
Stranezza perchè spiccatamente brasiliano, e difatti ben presto faccio la conoscenza della moglie del titolare che mi conferma la sua origine sudamericana, con cui assaggio la miglior Tapioca che io abbia mai provato servita con un particolare intingolo, buonissimo ed equilibratissimo.
Il mio palato ancora destabilizzato, viene ulteriormente messo in imbarazzo dalla bontà degli antipasti misti che seguono.
Mondeghili perfetti! Buoni, croccanti e morbidi, neanche fossimo in un'antica trattoria milanese, affettato palesemente casereccio, pancette e coppe da premio (infatti a fine serata mi sarà confermata l'origine a km zero del bestiame lecchese) insalata russa e qualcos'altro di discreto chiudono il tutto.
Il primo sarà davvero un piatto da ricordare, anzi, lo considero già uno dei miei piatti del cuore: gnocchi di zucca!
Nossignori, non dolci e nemmeno stomachevoli! Perfetti, cremosi al punto giusto, gustosi e serviti in quantità perfetta! Veramente strabilianti per il luogo in cui siamo e per il contesto... Lo chef in questo bugigattolo è veramente sprecato.
A seguire, assaggio un gustosissimo stinco con buoni contorni, prosegui con dei dolci che si difendono bene e, sul finale, mi chiedo da dove arrivino gli ottimi frutti di bosco serviti dopo il dessert.
Carinerie ed attenzioni fanno da contorno, il tutto per 35 euro a testa.
Arrivato a questo punto credo che non debba dire nient'altro per farvi fare una gita a Lecco nel week end.
Semplicemente spiazzante.
Giardino
Corso Emanuele Filiberto 13, Lecc
Tel. 0341 42 20 28
venerdì 4 febbraio 2011
Dove mangiare pesce a Milano
Rispondo pubblicamente ad una mail appena arrivata in cui mi si chiede dove mangiare buon pesce a Milano e mi si propongono 2 tra i più importanti locali storici milanesi.
Allora, chiariamo subito una cosa che da anni mi viene detta: è una leggenda popolare che a Milano si mangi il miglior pesce d'Italia!!!
E' una leggenda come il coccodrillo bianco nelle fogne o come quella dell'amico del cugino di chiunque che ha fatto un incidente e quando si è tirato via il casco gli si è aperta la testa!
Il miglior pesce d'Italia (se lo chef non rovina le cose, ovviamente) lo si mangia a 1 km dalla riva, in quei locali con la forza economica o le conoscenze per fare accordi con i pescatori per il relativo miglior pescato! Tra i quali mi sento di segnalare Lorenzo a Forte dei Marmi, se non fosse per i prezzi quasi inaccessibili ai più...
Ma torniamo alla nostra città meneghina, basta con quei locali milanesi arcinoti e arcivecchi di mura, di ricette e di mise en place.
Negli anni '80 il Cuoco di bordo era il top, negli anni '90 il Sambuco faceva scuola, adesso l'unica cosa che fanno è svuotarvi il portafoglio!
Non è concepibile spendere 100 Euro a testa per una grigliata mista, un orata al sale e quattro antipastini, magari accompagnati dal classico Vermentino che poi trovo agevolmente all'Esselunga a 15 Euro!
Un'orata, un branzino, uno spada, chiunque può farselo a casa al cartoccio o con 4 patate, un ristorante per autodefinirsi "di pesce" deve darmi qualcosa in più, preparazioni, ricerca (e proponiamo questo benedetto pesce azzurro!!!) qualità eccelsa, presentazioni alternative, fritti leggeri e asciutti fatti con maizena, ecc.
Se veramente optate per una serata milanese all'insegna del mare, vi prego solo di fare 2 cose.
Primo: evitate di sentirvi i superpiù prendendo sottobanco paranze e datteri di mare vietati, piuttosto spronate i ristoratori chiedendo delle nostre vecchie tradizioni di mare, come il caviale "dei poveri" calabrese e simili.
Secondo: snobbate i grandi nomi come Arrow's, Centro Ittico, Sambuco, Al cuoco di bordo.
Perchè?? Perchè sono tutti vecchi e stanchi carrozzoni che si trascinano da anni, in cui nascondono dietro al concetto di tradizione la realtà di un'apatia contagiosa che ti si crea quando risci a riempire il locale per 5 giorni di seguito! Stessi piatti, stesse divise, stessi muri, basta!!! A quel punto andate da Zio Pesce, chiudete gli occhi e mangerete le stesse identiche cose impiattate magari in maniera povera, in un locale ben più scarno ma con le stesse ricette e la stessa materia prima.
Al contrario, se siete stanchi dell'abbinamento locale vecchio e opulento/cucina di pesce, e volete veramente premiare chi s'impegna, chi ricerca, chi propone, chi da valore ad ogni vostro singolo Euro facendovi uscire dal locale sazi e con grandi ricordi ed immagini, i due nomi a Milano sono:
Ristorante Alice
Via Adige 9, Milano
Tel. 02 54 62 930
Sito: http://www.aliceristorante.it/
Ristorante Hotel Moschino
Via Monte Grappa 12, Milano
Tel. 02 29 00 98 58
Fax 02 63 79 38 65
Sito: http://www.maisonmoschino.com/it
Fidatevi e fatemi sapere... Soddisfatti o rimborsati!
A.L.
Allora, chiariamo subito una cosa che da anni mi viene detta: è una leggenda popolare che a Milano si mangi il miglior pesce d'Italia!!!
E' una leggenda come il coccodrillo bianco nelle fogne o come quella dell'amico del cugino di chiunque che ha fatto un incidente e quando si è tirato via il casco gli si è aperta la testa!
Il miglior pesce d'Italia (se lo chef non rovina le cose, ovviamente) lo si mangia a 1 km dalla riva, in quei locali con la forza economica o le conoscenze per fare accordi con i pescatori per il relativo miglior pescato! Tra i quali mi sento di segnalare Lorenzo a Forte dei Marmi, se non fosse per i prezzi quasi inaccessibili ai più...
Ma torniamo alla nostra città meneghina, basta con quei locali milanesi arcinoti e arcivecchi di mura, di ricette e di mise en place.
Negli anni '80 il Cuoco di bordo era il top, negli anni '90 il Sambuco faceva scuola, adesso l'unica cosa che fanno è svuotarvi il portafoglio!
Non è concepibile spendere 100 Euro a testa per una grigliata mista, un orata al sale e quattro antipastini, magari accompagnati dal classico Vermentino che poi trovo agevolmente all'Esselunga a 15 Euro!
Un'orata, un branzino, uno spada, chiunque può farselo a casa al cartoccio o con 4 patate, un ristorante per autodefinirsi "di pesce" deve darmi qualcosa in più, preparazioni, ricerca (e proponiamo questo benedetto pesce azzurro!!!) qualità eccelsa, presentazioni alternative, fritti leggeri e asciutti fatti con maizena, ecc.
Se veramente optate per una serata milanese all'insegna del mare, vi prego solo di fare 2 cose.
Primo: evitate di sentirvi i superpiù prendendo sottobanco paranze e datteri di mare vietati, piuttosto spronate i ristoratori chiedendo delle nostre vecchie tradizioni di mare, come il caviale "dei poveri" calabrese e simili.
Secondo: snobbate i grandi nomi come Arrow's, Centro Ittico, Sambuco, Al cuoco di bordo.
Perchè?? Perchè sono tutti vecchi e stanchi carrozzoni che si trascinano da anni, in cui nascondono dietro al concetto di tradizione la realtà di un'apatia contagiosa che ti si crea quando risci a riempire il locale per 5 giorni di seguito! Stessi piatti, stesse divise, stessi muri, basta!!! A quel punto andate da Zio Pesce, chiudete gli occhi e mangerete le stesse identiche cose impiattate magari in maniera povera, in un locale ben più scarno ma con le stesse ricette e la stessa materia prima.
Al contrario, se siete stanchi dell'abbinamento locale vecchio e opulento/cucina di pesce, e volete veramente premiare chi s'impegna, chi ricerca, chi propone, chi da valore ad ogni vostro singolo Euro facendovi uscire dal locale sazi e con grandi ricordi ed immagini, i due nomi a Milano sono:
Ristorante Alice
Via Adige 9, Milano
Tel. 02 54 62 930
Sito: http://www.aliceristorante.it/
Ristorante Hotel Moschino
Via Monte Grappa 12, Milano
Tel. 02 29 00 98 58
Fax 02 63 79 38 65
Sito: http://www.maisonmoschino.com/it
Fidatevi e fatemi sapere... Soddisfatti o rimborsati!
A.L.
giovedì 3 febbraio 2011
Recensione: ristorante Cacio e Pepe, Milano
Visto che siamo a venerdì sera, oggi propongo su richiesta un bel locale modaiolo per voi milanesi fashion amanti dei locali scintillanti e di design, ispirata dalla mia ultima visita in questo ristorante.
Si, perchè Cacio e Pepe è un open-space disposto su due piani, luci alte, tavoli moderni, bancone con sgabelloni e vini dalle grandi etichette ostentate ovunque.
Calmi, non v'immaginate il solito locale alla moda dove si serve cibo di terza categoria strapagandolo (vedi Just Cavalli), qui il simpaticissimo e romanissimo signor Andrea ha fatto una scelta veramente insolita.
La ricetta ottenuta è un ottimo cibo in un locale sfacciatamente modaiolo: chiedendomi quanto questo strano abbinamento possa essere percepito dagli avventori un po' superficiali, passo ai particolari.
In questo posto, come ha scritto qualcuno, se si chiudono gli occhi, basta sentire i profumi del piatto per sentirsi in Trastevere.
Il cibo è di alta qualità e preparato veramente secondo tradizione, non reinterpretato come fa il più noto ristorante romano di Milano (si, si, proprio quello che ti fa fare il doppio turno cacciandoti fuori alle 22 in punto)
In primis, puntarelle e (ovviamente) bucatini cacio e pepe perfetti, ma evitateli se non amate il pepe o i sapori particolarmente forti, anche se per cultura "pastologica" dovreste assaggiarli, visto che ne risultano un ottimo esercizio di consistenze, più che un banale primo piatto!
La coda è buona e morbida, la classica scaloppina alla romana profuma come dovrebbe di salvia e di sua riduzione, e i dolci si difendono egregiamente senza stupire.
Insomma, l'ho visitato tre volte e non hanno mai sbagliato un piatto!
Direste: Locale perfetto allora? Eh no purtroppo, è qui che mi sento di esprimere un giudizio che va al di sopra dei tecnicismi culinari.
Stona, mi stona davvero troppo questa cucina perfetta, verace, romana, "doc", in questo locale troppo luminoso e a tratti freddo, un po' come se mangiaste al mare una fonduta o come se in uno chalet di montagna vi portassero una caprese!
Commento superficiale? Forse, ma come ho sempre detto ci deve essere un contesto intorno al cibo, altrimenti questo diventa "sterile" e puro nutrimento fisico: un locale, un piatto, un tipo di cucina devono avere un'anima ed un proprio perchè, e qui nonostante la perfezione nel piatto, causa scelta "prendi tutti i target" un po' azzardata forse, il tutto ti lascia un dubbio, dubbio che mi ha sempre evitato di consigliarlo.
De gustibus...
Cacio e pepe
Viale Gian Galeazzo 3, Milano
Tel. 02 83 24 25 09
Sito: http://www.ristorantecacioepepe.com/
Si, perchè Cacio e Pepe è un open-space disposto su due piani, luci alte, tavoli moderni, bancone con sgabelloni e vini dalle grandi etichette ostentate ovunque.
Calmi, non v'immaginate il solito locale alla moda dove si serve cibo di terza categoria strapagandolo (vedi Just Cavalli), qui il simpaticissimo e romanissimo signor Andrea ha fatto una scelta veramente insolita.
La ricetta ottenuta è un ottimo cibo in un locale sfacciatamente modaiolo: chiedendomi quanto questo strano abbinamento possa essere percepito dagli avventori un po' superficiali, passo ai particolari.
In questo posto, come ha scritto qualcuno, se si chiudono gli occhi, basta sentire i profumi del piatto per sentirsi in Trastevere.
Il cibo è di alta qualità e preparato veramente secondo tradizione, non reinterpretato come fa il più noto ristorante romano di Milano (si, si, proprio quello che ti fa fare il doppio turno cacciandoti fuori alle 22 in punto)
In primis, puntarelle e (ovviamente) bucatini cacio e pepe perfetti, ma evitateli se non amate il pepe o i sapori particolarmente forti, anche se per cultura "pastologica" dovreste assaggiarli, visto che ne risultano un ottimo esercizio di consistenze, più che un banale primo piatto!
La coda è buona e morbida, la classica scaloppina alla romana profuma come dovrebbe di salvia e di sua riduzione, e i dolci si difendono egregiamente senza stupire.
Insomma, l'ho visitato tre volte e non hanno mai sbagliato un piatto!
Direste: Locale perfetto allora? Eh no purtroppo, è qui che mi sento di esprimere un giudizio che va al di sopra dei tecnicismi culinari.
Stona, mi stona davvero troppo questa cucina perfetta, verace, romana, "doc", in questo locale troppo luminoso e a tratti freddo, un po' come se mangiaste al mare una fonduta o come se in uno chalet di montagna vi portassero una caprese!
Commento superficiale? Forse, ma come ho sempre detto ci deve essere un contesto intorno al cibo, altrimenti questo diventa "sterile" e puro nutrimento fisico: un locale, un piatto, un tipo di cucina devono avere un'anima ed un proprio perchè, e qui nonostante la perfezione nel piatto, causa scelta "prendi tutti i target" un po' azzardata forse, il tutto ti lascia un dubbio, dubbio che mi ha sempre evitato di consigliarlo.
De gustibus...
Cacio e pepe
Viale Gian Galeazzo 3, Milano
Tel. 02 83 24 25 09
Sito: http://www.ristorantecacioepepe.com/
La morale del gusto secondo Scabin
Oggi vi copio e incollo l'intervista fatta da F.Angeleri ad uno degli chef più lungimiranti del nostro bel paese: Davide Scabin.
«Torino è grigia. È vero. Ma è metallizzata...» Davide Scabin, chef terrible del Combal Zero di Rivoli, fa sua l'azzeccata battuta di Piero Chiambretti. E metallizzato lo è anche lui. Alto. Di nero vestito, nel suo ristorante che è un'installazione dentro una installazione, situato dentro il giardino del museo del Castello di Rivoli.
Classe 1965, Scabin continua a collezionare riconoscimenti a livello internazionale. È di quest'anno, tra gli altri, il premio delle Tre Forchette del Gambero Rosso. Creativo ed ingegnoso, all'ultima edizione de Lo Mejor de la Gastronomia di San Sebastian ed all'ultima di Identità Golose a Milano, ha presentato il suo SSS, "Scabin Saly System", un design di sistema per il controllo del gusto primario, il sale, un vero e proprio metodo di design culinario.
Sarà per le mega foto di Vanessa Beecroft appese alle pareti, con Scabin non è che si parli proprio di arrosti. Tra i suoi piatti più famosi il cyber egg che proprio quest'anno compie i dieci anni di vita: uovo cibernetico formato da una doppia camera d'aria di cellophane trasparente contenente in una aria e nell'altra caviale, rosso d'uovo, vodka e scalogno che può essere inciso con un bisturi o schiacciato direttamente sul palato per assaporarne il contenuto. Fino ad arrivare al nuovo filone di "ecologia gastronomica" con il Tataki di Melanzana e la Check Salad, in cui i sapori degli ortaggi emergono in maniera pura ed essenziale, totalmente indipendente tra loro, impreziositi da una spruzzata di tartufo e un piccolo gioiello di caviale.
Davide Scabin sembra oggi rivolto piuttosto ad un discorso di responsabilità della cucina. «Siamo in ritardo, tremendamente. Noi del settore dovremmo avere l'intelligenza di comunicare una codificazione della cucina. Regionale, visto che ci sono 21 cucine regionali in Italia. È un buco antropologico di cui mi sento responsabile anche io. Ma oggi è necessario riposizionarsi, facendo i giusti mix con una morale del gusto, tra tecniche tradizionali ed innovative».
La cucina, il cibo, il sapore al Combal non è meramente una questione di gusto, anzi. La ricerca di Scabin assume vie intellettuali, quasi filosofiche. «Io parto da uno step avanzato che è quello di produrre Gusto, ma che quasi non tengo più in considerazione. Perché quello che cerco di vendere qui è il Piacere. Conseguentemente alla mia megalomania, ho inventato un sistema per fare sì che il Piacere debba diventare Emozione. E dall'Emozione si passa all'Esperienza» (e qui comincia a disegnare su un foglio un abbozzo cerebrale al limite del matematico, alla faccia delle varianti sulla maionese…)
«Per il settore gastronomico il loop tra emozione ed esperienza è micidiale, perché se l'esperienza è nel lato conscio, l'emozione è ancora inconscia. Ma il lembo che mi interessa di più è quello "animale" legato al piacere. Perché tutti quanti godiamo, ma non lo facciamo alla stessa maniera. Mi interessa questo lato perché è il più trasversale e contemporaneamente il più vero. Anche se non è assolutamente detto che io produca gusti e cose che mi diano piacere. Il problema più grande sta quando il passaggio entra nella fase conscia, nell'esperienza dopo la quale - come nelle relazioni, dice lui- difficilmente ci si ri-emoziona. Allora ci vengono in aiuto Trasgressione e Perversione. Un loro utilizzo bilanciato rimette in moto un'esperienza. Interrompono uno schema. Ri-producono piacere. Spesso siamo noi a banalizzare cose che, ri-spolverate, ri -lucidate, ri- ottengono piacere. A volte anche un gusto negativo può essere lo stimolo adatto per ricreare l'esperienza».
Ma come si fa a concentrarsi così a fondo sull'aspettativa personale quando non hai di fronte un individuo ma l'intera sala di un ristorante: «Io riesco a farlo generalizzato. La materia cibo mi permette di farlo, di arrivare a standardizzare un piacere. Se così non fosse, non sarebbe più un percorso gastronomico ma, oserei dire, quasi psicanalitico...»
A questa intervista vorrei aggiungere soltanto una cosa: ogni parola sul personaggio non potrebbe mai minimamente farvi immaginare le sue capacià e le emozioni che può trasmettervi attraverso la sua cucina ed il suo locale, il mio consiglio da vero appassionato è quindi quello di organizzare una gita e andare qui:
Combal.Zero
Piazza Mafalda di Savoia, 10098 Rivoli -TO-
«Torino è grigia. È vero. Ma è metallizzata...» Davide Scabin, chef terrible del Combal Zero di Rivoli, fa sua l'azzeccata battuta di Piero Chiambretti. E metallizzato lo è anche lui. Alto. Di nero vestito, nel suo ristorante che è un'installazione dentro una installazione, situato dentro il giardino del museo del Castello di Rivoli.
Classe 1965, Scabin continua a collezionare riconoscimenti a livello internazionale. È di quest'anno, tra gli altri, il premio delle Tre Forchette del Gambero Rosso. Creativo ed ingegnoso, all'ultima edizione de Lo Mejor de la Gastronomia di San Sebastian ed all'ultima di Identità Golose a Milano, ha presentato il suo SSS, "Scabin Saly System", un design di sistema per il controllo del gusto primario, il sale, un vero e proprio metodo di design culinario.
Sarà per le mega foto di Vanessa Beecroft appese alle pareti, con Scabin non è che si parli proprio di arrosti. Tra i suoi piatti più famosi il cyber egg che proprio quest'anno compie i dieci anni di vita: uovo cibernetico formato da una doppia camera d'aria di cellophane trasparente contenente in una aria e nell'altra caviale, rosso d'uovo, vodka e scalogno che può essere inciso con un bisturi o schiacciato direttamente sul palato per assaporarne il contenuto. Fino ad arrivare al nuovo filone di "ecologia gastronomica" con il Tataki di Melanzana e la Check Salad, in cui i sapori degli ortaggi emergono in maniera pura ed essenziale, totalmente indipendente tra loro, impreziositi da una spruzzata di tartufo e un piccolo gioiello di caviale.
Davide Scabin sembra oggi rivolto piuttosto ad un discorso di responsabilità della cucina. «Siamo in ritardo, tremendamente. Noi del settore dovremmo avere l'intelligenza di comunicare una codificazione della cucina. Regionale, visto che ci sono 21 cucine regionali in Italia. È un buco antropologico di cui mi sento responsabile anche io. Ma oggi è necessario riposizionarsi, facendo i giusti mix con una morale del gusto, tra tecniche tradizionali ed innovative».
La cucina, il cibo, il sapore al Combal non è meramente una questione di gusto, anzi. La ricerca di Scabin assume vie intellettuali, quasi filosofiche. «Io parto da uno step avanzato che è quello di produrre Gusto, ma che quasi non tengo più in considerazione. Perché quello che cerco di vendere qui è il Piacere. Conseguentemente alla mia megalomania, ho inventato un sistema per fare sì che il Piacere debba diventare Emozione. E dall'Emozione si passa all'Esperienza» (e qui comincia a disegnare su un foglio un abbozzo cerebrale al limite del matematico, alla faccia delle varianti sulla maionese…)
«Per il settore gastronomico il loop tra emozione ed esperienza è micidiale, perché se l'esperienza è nel lato conscio, l'emozione è ancora inconscia. Ma il lembo che mi interessa di più è quello "animale" legato al piacere. Perché tutti quanti godiamo, ma non lo facciamo alla stessa maniera. Mi interessa questo lato perché è il più trasversale e contemporaneamente il più vero. Anche se non è assolutamente detto che io produca gusti e cose che mi diano piacere. Il problema più grande sta quando il passaggio entra nella fase conscia, nell'esperienza dopo la quale - come nelle relazioni, dice lui- difficilmente ci si ri-emoziona. Allora ci vengono in aiuto Trasgressione e Perversione. Un loro utilizzo bilanciato rimette in moto un'esperienza. Interrompono uno schema. Ri-producono piacere. Spesso siamo noi a banalizzare cose che, ri-spolverate, ri -lucidate, ri- ottengono piacere. A volte anche un gusto negativo può essere lo stimolo adatto per ricreare l'esperienza».
Ma come si fa a concentrarsi così a fondo sull'aspettativa personale quando non hai di fronte un individuo ma l'intera sala di un ristorante: «Io riesco a farlo generalizzato. La materia cibo mi permette di farlo, di arrivare a standardizzare un piacere. Se così non fosse, non sarebbe più un percorso gastronomico ma, oserei dire, quasi psicanalitico...»
A questa intervista vorrei aggiungere soltanto una cosa: ogni parola sul personaggio non potrebbe mai minimamente farvi immaginare le sue capacià e le emozioni che può trasmettervi attraverso la sua cucina ed il suo locale, il mio consiglio da vero appassionato è quindi quello di organizzare una gita e andare qui:
Combal.Zero
Piazza Mafalda di Savoia, 10098 Rivoli -TO-
martedì 1 febbraio 2011
Recensione: osteria Casa Tua, Milano
Cosa sognano i residenti delle grandi città, amanti delle atmosfere toscano-umbre che aspettano l'estate per dimenticare impegni di lavoro, orari, cibi plastificati e pranzi di corsa?
Un angolo di toscanità verace? Veri cibi toscani di qualità ed atmosfere calde con quel pizzico d'internazionalità che cerca ogni turista americano nelle nostre campagne?
Bene, allora prenotate e passate un paio d'ore in quest'angolo di Milano pieno di ristoranti posticci e caciaroni.
Devo dire che nella mia città d'adozione era un po' di tempo che non provavo quell'insieme di sensazioni che ti fanno sentire, per un attimo, fuori da una metropoli di 1.300.000 abitanti.
Da Casa Tua si mangia veramente toscano, e non quel toscano banale fatto di simil chianina (che 3 volte su 4 è fassona) e finocchiona, qui si ritrovano veramente quei piatti che hanno reso famoso quel magico triangolo d'Italia chiamato Toscana.
In cucina si seguono veramente le stagionalità con grande uso dei cereali e si usano anche quei prodotti difficili da cucinare che tanti pseudo-chef evitano: ci si stupisce leggendo il menù già solo per quello che offre.
La ribollita non è da ricordo, ma la pappa al pomodoro impressiona per equilibrio e gusto, pici e testaroli dalla cottura perfetta stupiscono anche il gastronauta più navigato, peccato solo che alla seconda mia visita in un momento full mi venga sbagliato per due volte lo stesso piatto (cannellini al fiasco) che mi vengono serviti con un'imbarazzante ritardo la prima volta e con una temperatura glaciale la seconda.
Nonostante questa defaillance, in cucina e nel servizio non sbagliano quasi mai, e quando capita un errore il ragazzo che cura i nostri tavoli ammette, corregge e s'incazza veramente con la cucina!
Locale veramente bello e curato, particolari ricercati e luci studiate alla perfezione.
I prezzi sono all'altezza della qualità percepita e dell'impegno di tutto lo staff, peccato solo che ultimamente sembra che alla direzione sia venuta in mente la malsana idea di "romanizzarsi" con i piatti del loro secondo locale (Giulio, pane e ojo)
Osteria Casa Tua
Via Muratori angolo Via Corio, Milano
Tel. 02 55 14 269
Sito: www.casatuaosteria.com
Un angolo di toscanità verace? Veri cibi toscani di qualità ed atmosfere calde con quel pizzico d'internazionalità che cerca ogni turista americano nelle nostre campagne?
Bene, allora prenotate e passate un paio d'ore in quest'angolo di Milano pieno di ristoranti posticci e caciaroni.
Devo dire che nella mia città d'adozione era un po' di tempo che non provavo quell'insieme di sensazioni che ti fanno sentire, per un attimo, fuori da una metropoli di 1.300.000 abitanti.
Da Casa Tua si mangia veramente toscano, e non quel toscano banale fatto di simil chianina (che 3 volte su 4 è fassona) e finocchiona, qui si ritrovano veramente quei piatti che hanno reso famoso quel magico triangolo d'Italia chiamato Toscana.
In cucina si seguono veramente le stagionalità con grande uso dei cereali e si usano anche quei prodotti difficili da cucinare che tanti pseudo-chef evitano: ci si stupisce leggendo il menù già solo per quello che offre.
La ribollita non è da ricordo, ma la pappa al pomodoro impressiona per equilibrio e gusto, pici e testaroli dalla cottura perfetta stupiscono anche il gastronauta più navigato, peccato solo che alla seconda mia visita in un momento full mi venga sbagliato per due volte lo stesso piatto (cannellini al fiasco) che mi vengono serviti con un'imbarazzante ritardo la prima volta e con una temperatura glaciale la seconda.
Nonostante questa defaillance, in cucina e nel servizio non sbagliano quasi mai, e quando capita un errore il ragazzo che cura i nostri tavoli ammette, corregge e s'incazza veramente con la cucina!
Locale veramente bello e curato, particolari ricercati e luci studiate alla perfezione.
I prezzi sono all'altezza della qualità percepita e dell'impegno di tutto lo staff, peccato solo che ultimamente sembra che alla direzione sia venuta in mente la malsana idea di "romanizzarsi" con i piatti del loro secondo locale (Giulio, pane e ojo)
Osteria Casa Tua
Via Muratori angolo Via Corio, Milano
Tel. 02 55 14 269
Sito: www.casatuaosteria.com
Iscriviti a:
Post (Atom)